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domenica 11 gennaio 2015

Je suis Charlie

Cari lettori,
Credo (e spero) che sia quasi offensivo chiedervi se conoscete la vicenda definita dai Mass Media "i tre giorni di terrore di Parigi". Due terroristi, addestrati nello Yemen, con un terzo complice a coprir loro le spalle in un paesello vicino, hanno fatto una strage - ben 12 morti - nella redazione del settimanale di vignette satiriche Charlie Hebdo. Si sono proclamati "vendicatori del Profeta", in quanto Charie Hebdo ha pubblicato vignette contro Maometto. 
I tre ora sono stati uccisi. Come le 12 persone uccise nella redazione, i 4 clienti uccisi in un supermercato ebraico, la poliziotta.
Ora.
Conoscete la mia fede. E sapete che mi schiero contro chiunque bestemmi o insulti la mia religione, e volendo anche quella altrui. 
E Charlie Hebdo ha pesantemente ironizzato su tutte le religioni, cristiana compresa - se non al primo posto.
Lo condannerei senza precedenti. Lui e la sua redazione. Scriverei una di quelle lettere eterne su come io non insulti il loro credo, e dunque loro dovrebbero lasciare in pace il mio. Su come danno un pessimo esempio ai loro figli ed ai loro nipoti, su come sia contraddittorio il loro senso di libertà con le offese che arrecano.
Però.
Però a volte si sceglie il male minore. A volte ci si schiera col proprio nemico per affrontare quello comune. E questo è uno di quei casi.
Anche io, in quanto proprietaria di un blog che esprime la propria opinione liberamente e senza censure, urlo Je Suis Charlie.
Perché non è possibile nel 2015 che 17 persone, 17 civili, 17 innocenti, dei quali più di metà non sapeva nemmeno il motivo di tutto ciò, escano di casa, magari semplicemente borbottando un "ciao" frettoloso, se non incazzato, ai propri cari, e vadano a lavoro, o ancora più innocentemente a fare la spesa - perché il giorno dopo è festa, non si può - e non tornino più a casa perché tre menti malate, guidate da menti altrettanto - se non di più - malate, che finanziano missioni suicide in nome di ... qualcuno, per far tornare il mondo ad uno stato di medioevo perenne, hanno deciso di farli fuori!
Io mi discosto dalle idee di Charlie Hebdo. Ma come i redattori di Charlie, voglio poter dire la mia senza rischiare di dover salutare la mia famiglia ogni giorno come se fosse l'ultimo, e voglio girare per le strade senza guardarmi attorno in modo furtivo, e voglio poter pregare Dio senza pensare che qualcuno potrebbe irritarsi, e voglio accendere il televisore e non vedere turbanti che minacciano la mia Italia!
Perché ora c'è Charlie Hebdo. Ma ci sono state le Torri Gemelle. C'è la Siria, c'è tutto il Medio Oriente.
E domani, cosa ci sarà? Cosa colpiranno?
Molto semplice. Puntano al Vaticano. In un certo senso, casa mia
E il problema è che le manifestazioni silenziose, i messaggi di sostegno, i "Je suis Charlie" su ogni muro, su ogni giornale, su ogni fiocco nero, i minuti di silenzio... Non. Servono. A. Niente.
Siamo incapaci, ma non "inetti", proprio "impossibilitati". Viviamo come se non succederà nulla, pur sapendo che da oggi a domani potrebbe scoppiare una guerra, e tutto ciò che abbiamo potrebbe saltare in aria, e non si sa nemmeno il perché.
Infine. Prima o poi moriremo tutti, giusto? Facciamolo con dignità.
Oggi "Je suis Charlie". Dal 14 gennaio, quando ricominceranno ad offendermi, no.
Diamo libertà di parola a tutti... Ma che tutti soppesino ciò che dicono.
La vostra indignatissima,
Ivy


PS: Ho notato che abbiamo raggiunto uno stupendo " 11.111". Grazie dal profondo del mio (un po' crepato) cuore.

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