. . . All you life, you were only waiting for this moment to be Free . . . * Nulla enim culpa est in somnis.

mercoledì 24 ottobre 2012

Facebook

Salve Signori!
Entro velocemente perché sono superimpegnata: è stata creata la pagina Facebook del blog! (Come al solito, Grazie Chris! :D)

Cliccate su Fairy Tales Of A Crazy Girl:
vi aspettiamo! ;D
Vostra,
Ivy

giovedì 18 ottobre 2012

Intervista a Leopardi

'Sera gente!
Con all'aiuto di un fedele informatico (grazie per il tempo perso che mi dedichi Chris... :D) sto tentando di creare la pagina Facebook. Ma tale è la mia... ahem... gioia al pensiero del mio nome legato al popolare social network, che questi mi sta praticamente RIFIUTANDO. Pertanto, poiché sto smanettando su Internet, vi ripropongo un'intervista che ho scritto qualche anno fa... Buona lettura!


Era una giornata di sole, fredda ma allegra. Stavo andando a lavoro in redazione, quando mi passò davanti un gobbo triste e malconcio, il viso pallido, con una nuvoletta di Fantozzi sul capo. Il grande pessimista Giacomo Leopardi.
“Mi scusi…” dissi correndogli dietro. Lui si girò lentamente.
“Si? Ch’interrompe i miei pensieri sul tormento della vita mia?”
Rimasi incerta. Di certo era lui, ma non potevo andar li, da un mito dell’800, e fare un’intervista, semplice ma cosi…”MODERNA”.
“Salve!” cominciai… “Mi chiamo Silvia…”
“Oh, Silvia, rimembri ancora quel tempo…”
“Si, si” tagliai corto. “Mi scusi, ma non sono morta. Malgrado tutto, rimembro la sua poesia e vorrei intervistarla”.
“Oh, che tormento ch’è la vita! E sia, una nella mia dimora.”
“Ok, per me va bene!”
Inviai un sms in redazione: domani,uno scoop!
“Vuole un passaggio? Ho la minicar parcheggiata propria li.”
“Oh. Cosi infernali! Non sia mai!”
“ O…kay, allora andiamo a piedi!”
Non l’avessi mai detto! Il signor Leopardi abitava su una collina e, arrivati in cima, ero letteralmente STREMATA.
Lui, essendo un fantasma, entrò dal muro, lasciandomi sola.
Il palazzo era maestoso, di certo non recente, ma si reggeva in piedi. Era fatto di legno, stile “vecchio maniero”, con profonde crepe sul portone e pesanti tendoni alle finestre.
Evidentemente s’era scordato di me, cosi suonai.
Uno stridulìo acuto suono nella valle, assordandomi.
Ma il portone a aprì.
“E permesso?” chiesi, entrando titubante.
“Oh, Silvia, entra in questa dimora!”
L’arredamento interno non era da meno. Tutto d’ebano, sembrava più la casa di Amleto.
Mi sedetti in un divano color bordeaux indicatomi dal poeta.
“Allora, mi dica, signor Leopardi”, iniziai, accendendo il registratore. “Cosa provava veramente per Silvia? Amore?”
“Oh, si, ella era lieta come in bocciolo di rosa. Ma, natura ingannevole, me la potrò via.”
“Di chiuso morbo, combattuta e vinta, vero?”
“Giusto”.
“E, mi dica, è tanto tempo che lei… ecco… non è in vita. Com’era, come giovane ottocentesco? E quali sono le differenze con noi del 2010?”
“Ah, cara Silvia, un affetto mi preme, triste e sconsolato, a ripensar alla mia giovinezza. La mia speme ormai è da tempo spenta…Ma, direi, voi del terzo millennio siete ingenui, poiché ancor credete nella natura, e aspettate che renda quel che in tempi passati ha promesso. Voi non sudate più sulle carte, non passate il tempo vostro primo a studiare, pensate a divertirvi e all’amor terreno.”
“Cosa pensa della morte?”
“Oh, che suono soave questa parola! Mia cara, quando mostrasti da lontano la tomba ignuda capii il vero significato della vita. Tutti siamo destinati a morire, perché non farlo prima del previsto?”
“Non  capisco…”
“In sintesi: non si dovrebbe vivere se si è destinati a morire, o almeno, non se si è sfortunati come me!”
“Mi lasciate senza fiato…”
“Sta per morire?”
“Per carità!” dissi toccando il mio porta fortuna.
“In conclusione, vorrei chiederle: cosa consiglierebbe a noi giovani del 2010?”
“Ascoltate la voce del vostro core, in silenzio, in una stanza buia, solo così capirete voi stessi. Amate solo una persona, ma amatela col core di un amore platonico!”
“Grazie mille, messer Leopardi!”
“Non c’è di che, Silvia, e rimembra…”
“Si, si rimembro!” dissi scappando.
“Ah, mi scusi…” esclamai girandomi. Ma la casa, e con sé Leopardi, non c’erano più.

Che ne dite? Scrivevo bene anche un pò di tempo fa??? xD
Commentate!!!!
Bacioni!

venerdì 12 ottobre 2012

CAVOLO...

Signori, mi avete colto alla sprovvista.
Ieri ho scritto un post che - sinceramente - non mi convinceva nemmeno più di tanto, oggi tra un compito e l'altro faccio un salto per vedere qualche novità e...
CAVOLO! - mi son detta - Allora faccio scalpore!
Vi avevo promesso una festa, e l'avrete, perché grazie a voi il mio piccolo angolino di Internet ha ricevuto fino ad oggi ben



VISUALIZZAZIONI!!!



Grazie di cuore, davvero... E' sempre una gioia per me vedere che apprezzate il mio lavoro. E con questo vi esorto a continuare a leggere le mie pazzie, ed a commentarle senza esitazioni!!!
Thank you so much!!!

Sfida: FOTOGRAFIE

Guten Abend! Wie geht's?
Oggi sono super international... :D
Grazie per le quasi 990 visualizzazioni... Per la 1000 grande festa! 
La parola di oggi, gentilmente offerta dalla dolce Angela, è FOTOGRAFIE. 
Beginnen wir!

Quante cose succedono in un attimo? Un sacco. Ma l'obiettivo di una macchina fotografica può congelare un solo attimo ed una sola cosa per volta, e per questo la foto sarà irripetibile: per quanti scatti si rifaranno, per quante prove si sprecheranno, per quante foto si scaricheranno, quell'attimo sarà unico. Indescrivibile.
Nella mia carriera ho immortalato numerosi attimi, innumerevoli momenti di vite altrui, belli, brutti, sfocati, nitidi, in bianco e nero o a colori. Uno più sacro dell'altro: uno scatto può dire più di un miliardo di parole, e queste possono cambiare di persona in persona.
La mia foto preferita la scattai a marzo, sulla costa di Pantelleria: un bambino, seduto su uno scoglio al tramonto, stava piangendo, il visino paffutello nascosto tra le manine ed i calzoni sporchi di sabbia. Accanto a lui, una donna sulla quarantina, non molto bella ma dai lineamenti morbidi, inginocchiata davanti al pargoletto gli tendeva un pupazzotto bagnato, senza un occhio né la coda.
Una persona estranea potrebbe pensare che il bimbo stesse  piangendo poiché il peluche s'era bagnato, un'altra poiché era rimasto senza occhio, un'altra senza coda; nessuna magari riuscirebbe ad azzeccare la vera ragione di quel pianto disperato. O magari l'azzeccherebbero tutti quanti al primo colpo, chi lo sa. Una foto esprime emozioni diverse in base a chi la vede. Mi ci sono voluti solo pochi secondi per capirlo, anni per tentare di far capire ciò che voglio - o devo - esprimere.
Dietro ogni fotografia c'è una storia: di generazioni in generazioni, quegli stessi tratti somatici sono stati tramandati di padre in figlio; quello stesso paesaggio è stato ammirato e/o criticato da centinaia di persone diverse in epoche diverse e con mentalità diverse; quell'edificio, quella statua, quello stesso oggetto è stato fotografato, analizzato, osservato da tutte le angolazioni possibili, da occhi di tutti i colori esistenti in natura, è stato toccato da centinaia di mani diverse, curate, mangiucchiate, smaltate, screpolate, tagliate, callose, ruvide, lisce, morbide...
Talvolta - molto spesso in verità - mi capita di gettare lo sguardo su una foto degli anni '70. Tre ragazze, del tutto diverse tra loro, sono in posa davanti ad un aeroporto. Tre ragazze accomunate solo dalla nuova moda del momento: la Minigonna, adorata dalle ragazze (e dai ragazzi!) ed odiata dai genitori e dalle nonne un pò "all'antica". La novità del momento, la trasgressione più in voga degli anni '70. 
La rivoluzione a quei tempi era quella; adesso la minigonna rimane, ma cambiano i modelli, i tessuti, i colori, le lunghezze.
In questo modo le fotografie diventano storia, testimonianza culturale, identità di gente diversa da noi, eppure così uguale nella sua diversità.
Una foto può cambiare il destino di una o più persone: se una moglie gelosa immortala "per caso" il marito mentre sosta al bar con l'amante, il destino di quelle due persone è irreparabilmente deviato.
Ed una foto scandisce il tempo: scattando una foto ad una meridiana, il tempo si ferma per sempre alla tal ora in quel tal giorno in quel tal posto. Il mondo continua, il tempo scorre, la foto resta.
Poi un giorno un uomo ed una donna si svegliano e, sapendo che quello sarà il dì più bello della loro vita, chiedono ad un fotografo di immortalare ogni secondo di quel giorno meraviglioso, e di congelare per sempre il loro SI, per rivederlo più e più volte, fino a stancarsi, fino a che quelle due lettere, gridate, sussurrate, sollevate, liberate, diverranno parte di loro, dei loro figli, dei loro nipoti. A loro volta, parte della storia.
Una foto può essere nuova, fresca di stampa, con l'inchiostro ancora fresco ed i contorni ben definiti; ma la migliore secondo me è la fotografia ingiallita, corrosa dal tempo, indistinta, strappata, macchiata dal caffé della mattina della maturità, dalla lacrima del primo fidanzato, dai baci dell'ultimo, screpolata dalle mille mani che l'hanno toccata, consumata dai mille sguardi che l'hanno fissata fino a farsi male, tentando di farsi del bene.
Una fotografia può raccontare di cose e di persone che non ci sono più, può raccontare di morte e distruzione, come può mostrare la venuta al mondo di una nuova creatura.
Un altro scatto che mi ha sempre colpito è quello che mostra la casa dove sono cresciute mia nonna e dopo di lei mia madre. Quel posto ora non c'é più, buttato giù dalla modernità e dall'innovazione. Ma la Casa è dentro di me, ed è immobile nell'immagine che tengo in mano ogni giorno, per non dimenticare il mio passato, ma per ricordare che il mio futuro dipende anche dall'abbattimento di un simbolo "antico" come la casa delle mie origini.
Ed è bello vedere le foto di un tempo, e poter dire "lì tutto è iniziato" o "in quel momento tutto è finito"...
Certamente, il formato digitale non dona più molte di queste sensazioni, ed i rullini sono diventati cimeli della II guerra mondiale, ma in una fotografia può esserci comunque il Tutto, come può esserci il Niente. Sta a noi deciderlo. Ed al fotografo.

Cosa ne pensate? Un bel monologo...
Andando contro i miei sani principi, vi annuncio che aprirò una pagina Facebook per rendervi più comodo seguire il blog. Have fun! ;D
Ivy

sabato 6 ottobre 2012

SFIDA: ATP

'Sera gente!
Che fatica rimaner sveglie... Perdonatemi pertanto se mi sto facendo sentire di meno. Sono un Diesel al contrario: parto con turbo e arrivo... In retromarcia.
Spero mi perdoniate, e che questi miei racconti siano premi di consolazione sufficienti per ottenere venia...
Grazie mille: ho visto che abbiamo raggiunto ben + 940 VISUALIZZAZIONI!
Un record che non pensavo di raggiungere... Thanks!
La parola di oggi, passatemi il termine, è una... bastardata, ecco, sparata da un mio compagno di classe (ciao Chris) durante l'ora di scienze: ADENOSINTRIFOSFATO, o più semplicemente ATP.
Ma una sfida è una sfida, e io non mi tiro indietro.
[P.S: L'ATP è la definizione scientifica dell'energia delle cellule. Più o meno. Per chi fosse interessato:
Dall' Enciclopedia Treccani
Adenosintrifosfato
Composto chimico, corrispondente alla forma salificata dell’acido adenosin-5'-trifosforico, indicato con ATP . Contiene due legami ad alto contenuto energetico (~) fortemente reattivi e ha formula... Leggi tutto]

'Diamine!'
'Accidenti!'
'Ecchecavolo!'
Eva si affacciò timidamente alla porta. Poi fece un passetto verso l'interno. Poi un altro. Ed un altro ancora. L'uscio, tanto sicuro quanto noioso, s'allontanava lentamente alle sue spalle.  Arrivò dietro al dottor Teufel. Poi si avvicinò al suo orecchio e sussurrò: 'Professore?'
Egli balzò per aria, si risistemò gli occhiali, e si girò pomposamente verso la ragazzina.
'Cosa vuoi?' borbottò.
Lei si morse il labbro, si contorse una ciocca di capelli, e poi chiese in un bisbiglio: ''Professore, c'è qualcosa che posso fare per lei?'
'No!' tuonò l'uomo. Poi si passò una mano nei capelli già scompigliati e si chinò di nuovo sul suo esperimento.
Continuava a pensare che quella piccoletta fosse solo una seccatura, ma il buonsenso gli diceva di tenersela stretta: se avesse avuto bisogno di una cavia umana, lei si sarebbe proposta immediatamente come volontaria.
Stava lavorando su un progetto grandioso: ricreare la struttura di una cellula dentro una base di metallo. Così facendo avrebbe potuto creare motori delle automobili - e non solo -  funzionanti ad ATP anziché sprecare i vari combistibili. Ecologico e geniale. Se tutto andava bene.
I fondi europei erano pochi, e se li doveva far bastare. Così aveva ingaggiato la rompiscatole, sicuro che in caso di ristrettezze economiche ella avrebbe provveduto a chiedere i soldini al suo caro paparino miliardariuccio.
Ricreò l'Apparato di Golgi col silicone. Cosa decisamente difficile, perché il meccanismo era di per sé molto fragile. Poi si spostò su una seconda scrivania per ricontrollare il progetto. O almeno, quelli erano i suoi piani, perché...
'Professore, a cosa serve questo? E questo? Oddio, questo lo conosco, ma non mi viene il nome! Ce l'ho sulla punta della lingua...'
'Dammi qua!' disse il dottor Teufel, prendendole di mano il foglio, adesso irrimediabilmente macchiato di Nutella agli angoletti. Respira, si disse, respira, ricorda i soldi, ricorda il...
'E questo prof?' continuò lei, avviandosi verso il pannello di controllo e premendo un enorme pulsante rosso.
'Nooo!' agonizzò il dottore, coprendosi gli occhi. Il suo ultimo prototipo, il Razzo Succoso, partì a tutta velocità, sfrecciò per il corridoio. Il professore tentò di prenderlo, ma  scivolò su una vescicola caduta per terra, si rialzò, corse verso il razzo, che stava per raggiungere la Cellula Bionica...
... Quando finì il succo alla pesca, planando dolcemente sul progetto della cellula, sorretto dal paracadute d'emergenza. Il dottore tirò un sospiro di sollievo. Poi si girò verso Eva.
'Tu... Tu... Vammi a prendere del glucosio! Corri! E non ti far vedere per tre ore, come minimo!'
La ragazzina uscì di scena mestamente. Il professore sprofondò nella poltrona.
Mancavano solo poche ore, e sarebbe stato ricordato da tutti come il Professor Teufel, inventore del motore ad ATP...
Si rialzò pieno di adrenalina, corse al monitor e digitò i comandi, affinché le sequenze numeriche ed i calcoli chimici combaciassero alla perfezione.
Poi saltò sull'ascensore di vetro, costruito sul modello di quello della Fabbrica del Cioccolato, e salì al 40° piano, ovvero la gigantesca cella frigorifera contenente i composti chimici più preziosi, tra i quali spiccava il suo gel - simile a quello di Morgan ma più efficace.
Prese l'ADP [come l'ATP ma con una molecola di fosforo in meno, nde.] ed il glucosio e ritornò al laboratorio.
Voi lettori vi chiederete: ma non doveva prenderlo Eva? Ebbene, Eva era stata condotta nell'archivio generale, ove il prof. Teufel teneva le cose meno preziose, e che era grande quanto un appartamento. La piccoletta non sarebbe tornata facilmente.
'Ci siamo', si disse sfregandosi le mani. Iniettò 6 molecole di ossigeno, precedentemente ibernate grazie alle ultime innovazioni tecnologiche, ed una di glucosio.
I mitocondri avviarono la respirazione cellulare. Le proteine iniziarono ad essere smaltite, sballottate, distrutte e ricomposte, il vacuolo si contraeva invano, iniziando a provocare spasmi in tutta la cellula, dai pori cellulari venne fuori del fumo, il dottore andò in panico, provò a tapparli ma questi erano troppi, e la cellula stava per implodere, sovraccarica di energia...
BOOM!
Un'enorme esplosione fece rimbombare tutto il grattacielo. Tutti gli scienziati accorsero ad aiutare il professore più geniale ed allo stesso tempo pazzo che la scienza avesse mai visto in anni ed anni di vita. Il professore, dello stroma sul naso e ribosomi dovunque come se avesse la varicella, si rialzò a fatica, accorrendo a salvare il suo prototipo. Ma di quello nemmeno l'ombra.
Il dottore iniziò a ridere istericamente, prima piano, poi sempre più forte, ed a distruggere tutto, e pianse, e rise, e distrusse...

Smash!
Un librò arrivò dritto in testa a Tommaso, che si risvegliò di colpo. Il suo professore di biologia, il dottor Teufel, lo sovrastava con un ghigno malefico dipinto in volto, il libro incriminato ancora in mano.
'Fatti bei sogni, Tommaso?' chiese. 'Se vuoi continuare, ti ispiro io: sognati il tuo voto di biologia... Perché sarà sotto lo zero!' E detto ciò, continuò: 'Per formare l'ATP sono indispensabili il glucosio e...' 
E lì Tommaso se ne fregò altamente e si riaddormentò.

Che ne dite? Super breve, ma efficace!
Dedicato alla 5°C, che sogna invano buoni voti di biologia... Un bacione! ;D
Ivy