. . . All you life, you were only waiting for this moment to be Free . . . * Nulla enim culpa est in somnis.

lunedì 31 dicembre 2012

Natale in ritardo e Capodanno in anticipo

Buona splendida serata gente! E' l'ultimo post dell'anno!
Ahimé, non è stato un anno felice... A questo proposito, saluto la mia nonnina, che anche se è andata dal Signore mi continuerà a leggere. :)

Ringraziamenti di fine anno: Grazie ai miei 10 splendidi lettori fissi, anche se 2 di questi sono io; vi voglio vedere RADDOPPIATI il prossimo anno.
Grazie alle 1819 volte che siete entrati a visitarmi, perché state coronando il mio sogno. Fatele lievitare!Grazie ai miei 28 "mi piace", che spero diventino molti di più.
Grazie alla mia splendida famiglia ed ai miei splendidi amici ed alle mie splendide amiche che mi sostengono e sopportano sempre.
E grazie a tutte le persone che mi hanno dato una o più parole su cui lavorare. Veramente GRAZIE.
E con l'anno nuovo inauguro una novità: se vorrete potrete inviarmi anche immagini - oltre alle parole - su cui ricamare un raccontino breve! Avanti numerosi!
Ed ora per vuoi il racconto di Natale che non avevo fatto in tempo a pubblicare il 25, tratto dal giornalino "Praticantati" - ma ovviamente scritto da me.

BUON 2013!!!




Anche quel giorno, malgrado fosse l’ultimo prima della Vigilia di Natale, arrivai a casa appena prima delle sette e mezza.

Appena girai la chiave nella toppa, un aroma di pollo e patatine m’invase le narici.

"Mamma, sono a casa!” dissi chiudendo il portone. Mi tolsi la sciarpa, il cappotto pesante ed i guanti, poi sfilai gli stivali di gomma e infilai delle pattine felpate. Ciabattai fino all’adiacente cucina, schioccai un bacio sulla guancia della mia super mamma e mi buttai su una sedia, stremata.
Mia madre stava scongelando della carne per fare un ragù. “Domani sera vengono i tuoi zii a cena, inizio a preparare. Mi dai una mano?”
Quelle parole ebbero un effetto benefico su di me.
Da quando papà era stato dichiarato ufficialmente morto, sei anni prima, mentre faceva un servizio in Azerbaigian, l’unica occasione in cui la famiglia si riuniva era il cenone della Vigilia di Natale.
Che bella festa, il Natale…  La mia preferita.
All’inizio s’accendevano le candele dell’Avvento in Chiesa, e si faceva il Presepe: senza la statuetta di Gesù Bambino , che si metteva la notte di Natale,  e senza quelle dei Re Magi, che invece arrivavano il giorno dell’Epifania, ma in compenso pieno di statuine di pastorelli e pecorelle, panettieri e pescatori, contadine e cittadine, fabbri, mendicanti, e tutti i personaggi caratteristici del luogo. Papà da giovane li aveva intagliati con le proprie mani, e negli anni vi aveva aggiunto tutti i suoi cari, me e mamma comprese.
Nel nostro piccolo appartamentino di città il bianco predominante in mobili e muri (definito ‘Bianco Ospedale’ da papà e ‘Bianco Moderno’ da mamma) lasciava spazio a colori più vivi, come il rosso, l’oro e l’argento: entrando in casa, m’avvolgeva una sensazione di immediato calore, di familiarità, di affetto incondizionato. I pacchetti ed i bigliettini mi ricordavano quante persone ci volevano bene, ed ogni anno si ricordavano anche di noi; l’albero luccicante colmo di palline, che diligentemente avevo attaccato una ad una, mi faceva pensare a quanto ogni dettaglio sia importante, anche nella vita di tutti i giorni; la tavola colma di ogni ben di Dio simboleggiava l’amore che mia madre metteva nei suoi piatti, nutrendoci con la sua tenerezza e la sua gioia di vivere, appannata solo dall’assenza di papà…
E poi tutti sembravano veramente più buoni, come la pubblicità della Bauli. Ogni strada luccicava di lampadine dorate, ogni negozio sfoggiava ghirlande e fiocchetti, ogni angolo pullulava di pseudo Babbi Natale ed i bambini iniziavano a scrivere lunghe lettere in cui elencano le cose buone – non realmente fatte – che li avrebbero di certo fatti morire dalle risate una volta divenuti adulti.
Anche a scuola il Natale si faceva sentire: a mano a mano, tutte le classi si armavano di alberello, palline, ghirlandine ed angioletti, e i ragazzi iniziavano a fare il countdown verso le vacanze. Corte, agognate, piene di compiti e ripassi, ma pur sempre vacanze.
 “Aurora! Ci sei?” mi riscosse mia madre.
“Si, si…” risposi distrattamente mentre mi pulivo le briciole di pane dai pantaloni. Mi alzai e l’abbracciai. Lei si stupì.
“Ehi, che cos’è questo gesto improvviso? Che c’era nella pagnotta?”
“Amore e spirito natalizio” risposi con un sorriso. Poi volsi distrattamente lo sguardo alla finestra. E rimasi a bocca aperta.
La neve scendeva lievemente dietro  ai vetri appannati delle case. L’ultima neve dell’anno, quella che non si dimenticherà mai se abiti in un posto dove non nevica mai, quella che si posa sulle automobili piene di brina e si lascia evaporare sui camini bollenti, quella che fa “ciap, ciap” sotto le suole delle scarpe, mischiata al fango ed all’asfalto...
Istintivamente, presi mia madre per mano e la feci uscire. Lei tentò debolmente di protestare, ma nel suo intimo anche lei lo desiderava.
Uscimmo dal portone principale in ciabatte e magliettina leggera, il freddo che s’insinuava nella pelle ancora tiepida e faceva battere i denti. Le presi le mani tra le mie e la feci girare, come se avessimo tre anni, fino a che non cascammo a terra ridendo e sporcandoci i pantaloni. Io aprii la bocca e buttai la testa indietro, tentando di mangiare qualche fiocco; mamma invece si limitò ad osservarli scendere sul suo naso, estasiata.

La sera di Natale eravamo tutti attorno alla tavola imbandita, con i vestitini rossi e dorati ed i sorrisi sui volti.
Era un momento triste ed allo stesso tempo felice: triste perché mi ricordava che papà non c’era più, felice perché in ogni caso era Natale, e lui avrebbe voluto che fosse così.
Dopo aver detto la preghiera, stavamo per mangiare, quando qualcuno suonò al campanello. Siccome mia madre era in cucina, m’alzai io. Chiesi chi è.
“Sono io” disse una voce familiare.
Sconvolta, tolsi il chiavistello ed aprii la porta.
Di fronte a me, un uomo sulla cinquantina pieno di cicatrici s’ergeva in tutta la sua statura, le zampe di gallina scavate accanto agli occhi, un sorriso dolce, gli occhi ridenti che brillavano d’emozione.
Il corrispondente di guerra, l’uomo coraggioso, il fedele marito, il padre migliore del mondo. Era tornato a casa.
Senza dire nulla, con le lacrime agli occhi, lo abbracciai, mentre silenziosamente rendevo grazie a Babbo Natale e Gesù Bambino per il regalo inaspettato.

Un Bacione, e grazie ancora per tutto. ;*


venerdì 28 dicembre 2012

Immaginetta al volo sulla neve in attesa di altri post :D



Condivido qui questa meraviglia fatta da quel genio di Beppe Beppetti... Riguardo il mio post sulla neve ;D

P.S.: 1800!!!! Grazie fans sconosciuti :D Firmatevi pure qui sotto, attendo con ansia! ^_^

sabato 15 dicembre 2012

Neve, hai rotto!

Buonasera a tutti, e buone feste fin d'ora!
E' venuto l'inverno... Ieri mi sono svegliata, e - come forse molti di voi - ho trovato le case ricoperte di un manto bianco. Dunque, tanta solidarietà a tutti gli automobilisti che hanno coloritamente imprecato sulle gomme impantanate e sul ghiaccio che ha mandato in tilt le loro macchine.
Perché diciamocelo: la neve può essere sì bella, ma ne combina di guai!
Tanto per cominciare, se tu esci di casa con le scarpe da ginnastica ed inizia a nevicare, puoi scommettere che tornerai coi calzini fradici. 
In seguito decidi che l'ombrello è esagerato per la neve, e quindi anche il cappello sarà fradicio; se poi consideri anche il giubbotto, i pantaloni ed i guanti, l'effetto bagno-in-piscina è a dir poco assicurato.
Ma soffermiamoci proprio su quest'ultimi, i guanti: se sei solo lontanamente un essere umano, di certo sentirai l'irrefrenabile voglia di fare una battaglia a palle di neve, o almeno di toccare quei soffici batuffoli candidi. E se come supposto prima la neve v'ha colti di sorpresa, avrete con voi dei guantini leggeri leggeri: insomma, appena toccherete un fiocco un'ondata di gelo vi attraverserà le membra facendovi tremare. Non immaginiamoci nemmeno la reazione se si è privi di guanti! La suddetta mano rimarrà in ibernazione per venti minuti buoni, e vi brucerà per il freddo. Avete letto bene, brucerà.
Incredibile cosa possa fare questa sottospecie d'acqua solida! 
Riesce ad entrare dovunque... Tra il cappotto ed il maglione, nella fessura più remota della macchina, in quei luoghi che sono sconosciuti anche ai loro proprietari! E gela, gela, gela tutto...
Crea a terra un triplo strato composto da ghiaccio, neve ed acqua, mischiati alle schifezze provenienti da sotto alle scarpe dei passanti: il risultato è una poltiglia grigio-marro-nerastra schiacciata dalle calzature adeguate - se non dalle scarpe da ginnastica dei malcapitati! - con un sonoro plotch, schiaff, splatch, plotch... Seguito a ruota da un fiiiu... Splash! quando tu, povero malcapitato, scivolerai cadendo come un fesso sul tuo onorevole posteriore. E bagnandoti ulteriormente.
Ma suvvia, la neve è bella, attutisce i rumori, rischiara la notte con una luce rossastra, illuminando il cielo e spegnendo anche le stelle... Costringe adulti e bambini a stare col nasino all'insù, sconvolge i cuori, rende increduli gli occhi, profuma l'aria di Natale... 
In fondo, anche questo è Natale.

Siete d'accordo o meno? Commentate, ma soprattutto mettete "mi piace" su Facebook, retwittate su Twitter e scrivetemi nuove paroline!
E grazie per le 1700 VISUALIZZAZIONI! 
Baciii <3

mercoledì 12 dicembre 2012

Caro Gesù...

Salve a tutti cari Follower ;D
Vi faccio leggere questo mio articolo, pubblicato sul giornalino della mia scuola... Spero di aprire un dibattito anche qui. Grazie per leggermi: +1580 visualizzazioni :D
Caro Gesù,

Gesù ermafrodita? Nuova ipotesi di una teologa: 'non abbiamo il corpo, non possiamo saperlo'
ho voglia di parlare con Te… Spero non Ti dispiaccia se ti do del tu: sei un mio amico, un parente, un confidente... Anzi, direi che sei IL mio, IL nostro amico.Ci risiamo..ancora una volta c’è qualcuno che non crede in Te, e cheTi rinnega, ben più di tre volte…anche senza il canto del gallo…Sai, pian pianino inizio a capire come Ti sei sentito quando sei stato condannato, solo perché mostravi a tutti la VERITA’. A quanto ho constatato in questi anni, il lupo perde il pelo ma non il vizio: ancora c'è gente che ha le fette di prosciutto sugli occhi, e non riesce a vederTi per quello che sei, ma solo per quello che gli altri fanno credere che Tu sia.Fin dalle scuole medie ho lottato per averTi anche “fisicamente” in classe, per ricordare a tutti che sei morto e risorto per NOI, e non perché non avevi nient’altro di meglio da fare in quel frangente! Volevo far capire che non hai il capo chino verso il basso, ma Ti protrai verso noi: anche da morto, anche da crocifisso, tenti di avvicinarTi a noi. Tre anni fa ho scritto alla Presidenza della scuola media da me allora frequentata e sono riuscita ad "ottenerTi", non senza forti contestazioni, che ho fermamente ignorato: non si può piacere a tutti, Tu m'insegni, giusto?Ahimé, quest'anno ho trovato un ostacolo quasi insormontabile sul mio cammino!Ho trovato persone riluttanti ad averTi vicino. Mi è stato detto di portarTi da casa e nasconderTi in uno zaino, perché loro non Ti volevano. Ingenui, poveri illusi! Non hanno ancora capito che sei ovunque e sempre con noi?E' stato detto che sei "un uomo morto su due assi di legno", che sei "brutto", che sei "inutile", che sei “inquietante”. E' semplicemente blasfemo tutto ciò... Tu puoi perdonarli, "perché non sanno quello che fanno", ma mi chiedo, rifacendomi alla laicità che professano: l'articolo 724 del Codice Penale li assolverebbe? Te lo cito per chiarezza: Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la Divinità o Simboli o le Persone, è punito con la sanzione amministrativa da euro 51 a euro 309. E siccome La stessa sanzione si applica a chi compie qualsiasi pubblica manifestazione oltraggiosa verso i defunti, non possono nemmeno dire che per loro Tu sei solo un uomo morto e non La Divinità.Riferendomi al Calendario del Liceo dell'A.S. 2012/13, che dice "Si considerano giustificate le assenze degli alunni ebrei dalla scuola e dai corsi di formazione professionale [...] nel giorno di sabato e nei giorni in cui si svolgono le festività religiose", direi a questo punto di far andare a scuola anche la domenica tutti gli alunni non credenti, non sei d'accordo con me? Perché dovrebbero usufruire del diritto dei Credenti Cristiani chi Cristiano non è? Apriamo la scuola la domenica a tutti gli atei!Siccome però alla fin fine non dai fastidio a nessuno, non potrebbero considerarTi come un qualsiasi suppellettile? Tanto non credono in Te! O meglio, pensano di non credere... Ci vorresti Tu, per donare loro la vista come facesti col cieco (Giovanni 9:1-41) ...Una recente sentenza emanata nel 2009 dalla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo di Strasburgo, prima a favore e poi contro la rimozione del crocifisso nelle aule scolastiche, recita testualmente: “non sussistono elementi che provino l'eventuale influenza sugli alunni dell'esposizione del crocifisso nella aule scolastiche”. Mi chiedo, dunque: perché tutti si accaniscono contro questo Tuo simbolo di cristianità? Che cosa fai di male adesso? Non predichi neppure più! Non disturbi, non critichi... Ascolti e perdoni...in silenzio! Quanto può disturbare ciò?Ho sentito anche molti intellettuali che dicevano la propria opinione su di Te: Te li riporto fedelmente.Marco Travaglio si espresse su di te dicendo che sei "L’immagine vivente di libertà e umanità, di sofferenza e speranza, di resistenza inerme all’ingiustizia, ma soprattutto di laicità ('date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio') e gratuità ('Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno')" e che" è riconosciuto non solo dai cristiani, ma anche dagli ebrei e dai musulmani, come un grande profeta." Pertanto, possono i laici andare contro ad un simbolo di religione ed allo stesso tempo di laicità come Te?Umberto Calabrese (laico dichiarato) ha detto "Cosa sarebbe l’Europa senza la cultura giudeo-cristiana? Negare che il Cristianesimo nelle sue espressioni sia il collante delle nostre culture e come dire che l’acqua non ha nulla a spartire con l’ossigeno. Il Gesù morto, fra mille dolori su la Croce è un simbolo di sofferenza, di amore, di fratellanza dei popoli. Io non mi sento offeso, se vado in un paese laico come la Tunisia e trovo moschee o bandiere Verdi simbolo dell’Islam in ogni luogo. Cosi come non mi sento offeso di fronte alla Stella di David in giro per Israele." Altra cosa assolutamente vera. Perché noi europei, in particolare italiani, dobbiamo rinnegare le nostre origini, il basamento della nostra civiltà? Dopotutto, Tu sei anche un pezzo di storia. Non s'inizia forse a contare gli anni dal Tuo anno di nascita? Non mettendo il crocifisso, dovremmo anche cancellare tutti gli 'a.C.' e i 'd.C.', o sbaglio? Mettere come punto di riferimento l'Unità d'Italia, o la scoperta dell'America. Ma perché dovremmo toglierTi dal Centro della Storia, perché non dovremmo usarTi come punto di riferimento? Lo sei sempre stato per tutti, e lo sarai ancora.Giancarlo Marinelli Ti ha scritto una volta una grande lettera - nemmeno paragonabile alla mia! - in cui, rivolgendosi a Te, rifletteva: "Hai detto: «Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno». Hai ragione: non lo sappiamo. Non sappiamo, né sapremo mai come anche il gesto più crudele teso a cancellarti, sia esso compiuto in nome di una religione diversa ed avversa, sia invece realizzato in forza di un fanatico laicismo globalizzato, finisca per ottenere l’esatto effetto opposto. Più qualcuno cerca di confinare le tua vita e la tua morte dentro gli schemi di una tradizione e di una fede particolari, e più l’universalità della croce e della resurrezione erompono con la potenza di un vulcano." E credo che Tu abbia, come tutti, ormai capito che io sono pienamente d'accordo con lui, e che più tentano di dissuadermi dal diffondere la Tua parola, come prima di me fecero i Discepoli - anche se in modo più esteso! -, più io andrò avanti per la mia strada.Infine, Natalia Ginzburg (ebrea, non cristiana) un giorno disse: " Il crocifisso fa parte della storia del mondo. Per i cattolici, Gesù Cristo è il Figlio di Dio. Per i non cattolici, può essere semplicemente l’immagine di uno che è stato venduto, tradito, martoriato ed è morto sulla croce per amore di Dio e del prossimo. Chi è ateo cancella l’idea di Dio, ma conserva l’idea del prossimo.[...]Il crocifisso rappresenta tutti. Come mai rappresenta tutti? Perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli, ricchi e poveri, credenti e non credenti, ebrei e non ebrei, neri e bianchi, e nessuno prima di lui aveva detto che nel centro della nostra esistenza dobbiamo situare la solidarietà tra gli uomini. Ha detto 'ama il prossimo come te stesso'. Il fondamento della rivoluzione cristiana. La chiave di tutto. Il crocifisso fa parte della storia del mondo."C'è stata gente, come la Lega degli atei militanti, che fa propaganda antireligiosa "con lo scopo di eliminare la religione in tutte le sue manifestazioni e trasmettere alla popolazione una visione materialistica, scientifica ed anti-religiosa della realtà"!! Te ne rendi conto Gesù? Dove andremo a finire? Tu dicesti che "In quei giorni [...] le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte; allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nubi [...] e radunerà i suoi eletti dai quattro venti. [...] Quando vedrete ciò, sappiate Che dire? Inizio a scoraggiarmi, Gesù mio. Perché da sola non riesco a portare avanti le mie idee. Tra qualche anno, quando sarò maggiorenne, forse potrò attivarmi in modo più significativo. Ma adesso non posso fare nulla di concreto, se non usare la Tua parola come se fosse un fazzoletto, per tentare di pulire gli occhi di coloro che non Ti vedono... E di coloro che hanno paura a dire la propria opinione.Pertanto, credo di fare cosa "buona e giusta" appellandomi a chi può fare qualcosa fin da ora. Alla fin fine, parlate di Lui, bene o male, purché ne parliate… ;D

Silvia Vazzana 

mercoledì 5 dicembre 2012

SFIDA: NOVE

Hola a tutti!
Scusatemi se non riesco ad essere così presente, ma ho qualche problemino in questo periodo... Ma tenterò di fare del mio meglio per farvi sognare più spesso!
Ovviamente, voglio in cambio UNA TONNELLATA di parole, così da essere praticamente COSTRETTA  ad entrare tutti i giorni! Più lavoro, più risultati... ;D
Ringrazio Martin e Luca per essere entrati a far parte del mio Club di Lettori Fissi, e ricordo a tutti che chiunque può diventarlo (anche tramite Twitter) cliccando sul pulsante che trovate alla vostra destra (QUESTO PER INTENDERCI -->).
E ricordo anche che chi volesse commentare un mio post lo PUÒ' FARE, anche da Anonimo! Basta cliccare sotto al post in questione sul pulsante "Commenti" [rosso]; dalla stessa barra si può anche segnare l'indice di gradimento del post [verde] e condividerlo via Gmail, Twitter, Facebook o Google Friend Connect [arancio]:
E soprattutto, vi ringrazio di cuore, perché abbiamo superato le 
VISUALIZZAZIONI!


Bene, adesso accontento il mio pseudo capo e vi scrivo una lettera, filandola sulla parola NOVE. Beginnen wir! 

Caro piccolo mio,
ho aspettato nove lunghissimi mesi che tu emettessi il tuo primo vagito, più dolce di un sorriso.
Sai, non ti avevo programmato, ma al contempo sei stato la mia sorpresa più grande; ho capito fin da subito che avresti avuto una forza di volontà tale da importi sul destino e combattere per vedere il mondo con i tuoi occhi.
E' stato un onore, nonché la gioia più bella, darti alla luce, ed aspettare così tanto per vederti... Quando seppi di non essere sola, il mio cuore si colmò d'un amore che davo ormai per spento, al sol pensiero di condividere per 42 lunghissime e splendide settimane il mio respiro con te, di nutrirti col mio amore e col mio corpo, di pensare le cose che penserai anche tu.
Decisi, anzi sentii che quel nove, tanto ricorrente nella nostra vita, sarebbe diventato un numero molto importante per me: ne ebbi la conferma quando nascesti il 9 settembre, alle 9 di sera.
Nel frattempo, ne diventai quasi ossessionata: scelsi il nono lavoro della mia lista dei desideri, e divenni una blogger (intuisci il nome del mio blog? Nove!) così potei lavorare da casa, senza tanti sforzi per te e per me; in seguito, ti comprai tutine col nove ricamato - ove non lo ricamai io! -, per farti ricordare sempre che eri, sei e sarai la mia più grande fortuna. Dipinsi le pareti della tua cameretta del nono colore della scala cromatica presente in negozio, un solare arancione, e per poco non presi appartamento al nono piano: dovevo anche pensare a come portartici, al nono piano, dopo una giornata di svaghi all'aria aperta!
Comprai un'enorme pupazzo e vi affiancai otto più piccoli, così come presi nove quadri, nove libri di fiabe, nove giochini. Da grande magari chiamerai ciò pazzia, ma per me è amore.
Quello vero però.
Non quello che legò me e tuo padre. So che è egoista da parte mia, ma sono contenta che tu non l'abbia conosciuto: ti avrebbe manipolato, proprio come manipolò me. Mi usò per fare carriera, e poi mi lasciò sola, in modo brutale.
Questo non è amore, ricordatelo.
Quello che ci lega assieme, e che ci lega alla vita, è amore puro. Ricordatelo.
Vorrei saperti dire come si distinguono gli amori, tuttavia credo che si capisca da sé. Non te lo insegnano a scuola, né te lo insegna la vita. E' così, punto.
Adesso ho in mano - tanto per cambiare - nove fotografie. Una per ogni mese.
Io, lo specchio, e te, o meglio, il pancione. Ogni mese più grande, ogni mese più bello. Il nono ha un bel "Danger!" rosso sull'ombelico, dove mi piaceva immaginare che tu appoggiassi l'orecchio per captare i suoni del Mondo. Il primo mese invece è pressoché invisibile.
Ti starai chiedendo, a questo punto, per quale motivo ti sto scrivendo tutto ciò. Perché?
Perché è il tuo nono anno di vita. Ormai sai leggere e scrivere: sei il mio ometto. Solo mio.
Sei in quell'età in cui ancora non si è né carne e né pesce, dove il concetto di "amore" è distorto. Al massimo mi dici "Ti voglio bene", e mi racconti che la compagnetta di banco ti ha inviato un fogliettino col cuoricino.
Altri nove anni, e non mi racconterai più nulla, troppo orgoglioso per dirmi i voti a scuola, figurarsi se mi racconterai della ragazzina di turno. Ancora nove, e magari avrai messo la testa a posto, fidanzato ufficialmente se non già sposato, e mi porterai i tuoi piccoli pargoletti a casa, festanti di fronte alla loro nonnina. Aggiunti nove anni avrai i miei stessi problemi - ma non te lo auguro. Altri nove ed io potrei non esserci più, e la tua compagna prenderà definitivamente il mio posto, per guidarti - o meglio, accompagnarti - lungo la tortuosa strada della vita.
E' la ruota che gira, no? Prima tocca a me, poi a te, poi chissà. Intanto stiamo assieme. Intanto viviamo, mano nella mano, naso contro naso, occhi negli occhi.
Avrai trovato questa lettera nel cassetto, sotto la mia biancheria da ultranovantenne.
Penso che allora il Fato abbia deciso di fartela trovare, finalmente.
Ti auguro di averla trovata il più tardi possibile. Fino ad allora,
Buona fortuna piccolo mio.
Mamma

Che ne dite? Malinconico???
Forse un pochino. Mi ha ispirato "Lettera ad un bambino mai nato" di Oriana Fallaci. Un capolavoro, ve lo consiglio, ma v'avverto, è giusto ein bisschen triste.
Good luck to everyone!
Yours, Ivy



P.S. Colgo l'occasione per fare
ad Annina! <3


martedì 13 novembre 2012

Premio Unia

Buonasera! (Quasi buonanotte direi... Ma sapete, sono nottambula! :D)
Oggi ringrazio Angela del blog "Charis - Chicchi di Pensieri" per avermi girato il Premio Unia!


Al volo seguo le regole...
1) Rispondere alle 7 domande
2) Inoltrarlo a 7 blogger

1) Qual è il primo libro che hai letto in assoluto?
Uhmma... Se non sbaglio "La notte dei desideri" di Micheal Ende. Che bello... <3

2) Hai mai fatto un sogno ispirato a un libro che hai letto? Sa sì, racconta.
Già... Un ottimo sogno. Sognai di essere al posto della protagonista di "Io di più di più di più" di Valentina de Sanctis... E poi al posto dell'eroina de "Le Guerre Del Mondo Emerso" di Licia Troisi

3) Qual è la prima cosa che ti colpisce in un libro? La copertina, la trama o il titolo?
La trama ;D

4) Ti è mai capitato di piangere per la morte di un personaggio?
Tutte le volte... :'(

5) Qual è il tuo genere preferito?
Fantasy, un pizzico di rosa, storico (egizi please), avventura... Tutti! Tranne thriller ù-ù

6) Hai mai incontrato uno scrittore?
Ahimè non ancora... Ma manca pochissimo!

7) Posta un'immagine che rappresenta cosa significa per te le lettura:


Significa amare le pagine corrose dal tempo, significa raccogliere le parole come rugiada e posarle sulle foglie della memoria, significa emozionarsi con le avventure (e sventure!) altrui e farle proprie, significa vivere più vite in una sola...







Ed ora lo inoltro a 7 blog... Inoltratelo anche voi!

Il Mondo Racchiuso Nei Libri
Il Magico Mondo Dei Libri
Le Cose Che Non Ti Dico
Anima Di Carta
Pikadilly
Old Friends And New Fancies
La Collezionista Di Dettagli

Buonanotte!!! =)

sabato 10 novembre 2012

Sfida: FUGA

Buonasera signori e signore!!!
Grazie a tutti per essere arrivati al
1300!!!
Circa un mesetto fa mi era arrivata una parolina da un'anonimo/a... FUGA. Grazie mille! Se ti va, dimmi il tuo nome, non ho problemi a pubblicarlo... ^_^
E allora due NOVITÀ': per la prima volta ho deciso di scrivere a due mani con la mia cara amica Elena (che saluto, ovviamente: bacioniii!!! :*) Comunque è l'ultima volta mi sa: certe litigate... :)
Le frasi in verde sono di Elena, quelle rosa mie... Solo per farvi capire lo stile di scrittura, e per mostrare che mi sono impegnata! :D
Seconda novità: per invogliarvi a vedere la Nostra pagina Facebook, lo pubblicherò lì! ^-^
Vi aspetto numerosi!!! (La pagina è pubblica: dovreste riuscire a vederla tutti, anche se non avete Facebook) :
Pagina Facebook


A presto!!!

domenica 4 novembre 2012

Sfida: CRESTA

Salve gente!!!
Innanzitutto, vorrei come al solito dirvi GRAZIE. Anche se non avrei mai pensato di dirlo - anzi, di scriverlo! - vorrei ringraziare il popolo di Facebook, poiché grazie a voi siamo arrivai a 1260 VISUALIZZAZIONI - che magari per qualcuno sono poche, ma per me valgono molto, ve l'assicuro...
E dico siamo, perché questo mio lavoro è per me, per il mio futuro etc, ma anche e soprattutto per voi, perché possiate staccare qualche minuto dalla realtà e volare con me tra la fantasia...
Grazie di cuore.
Ed adesso, ecco la nuova parola: CRESTA! (Grazie Lucrezia per averla proposta!)


Il signor Zuccotti era un adulto mai stato bambino.
Figlio di un potente industriale, aveva sempre frequentato scuole private e facoltose, ed era sempre stato un genio della finanza. Anziché i più elementari giochini, giocava con le quotazioni in borsa già a quindici anni, dopo aver studiato greco, latino, ebraico, aramaico ed inglese, tedesco, spagnolo, francese, greco moderno, cinese, giapponese, finlandese e norvegese. Più o meno una lingua all'anno.
Ma a lui non pesava, non avendo mai avuto né tempo né modo di conoscere nuove persone se non il suo segretario.
Così, il giorno in cui aveva in programma di tagliarsi i capelli ed il suo parrucchiere s'ammalò, non seppe ove andare.
Percorse la via di fronte alla sua villina, in  cerca di un qualche barbiere adatto al suo rango. Vide una botteguccia senza pretese e, seppur con un po' di riluttanza, vi entrò.
Il locale, lievemente angusto rispetto a villa Zuccotti, era pieno zeppo di foto di tagli strani. Il cassiere, sulla novantina, riconobbe il figlio del suo finanziere e gli andò incontro e si prostrò ai suoi piedi. Poi chiamò il suo garzone e gli disse che doveva fare tutto ciò che il signore ordinava.
Zuccotti si sentì disorientato. Aveva sempre scelto suo padre per lui, che dire? Così, puntando la prima foto che vide davanti a sé, disse: "Voglio quella".
Il segretario tentò di dissuaderlo: "Ma no, ma signore, una cresta è fuori dai dettami dell'élite..."
Ma il garzone s'era già messo all'opera, ed in una decina di minuti il signor Zuccotti era divenuto un sosia di Funky Il Gallo, con sommo orrore del suddetto e con disappunto del segretario, che continuava a mormorare: "Mi licenzierà, mi licenzierà..."
Dopo aver dato con due dita una banconota da 500 euro al vecchio - che corse a baciargli i piedi - Zuccotti, sistematosi la cravatta, uscì dalla bottega e salì sulla limousine.
L'autista trattenne le risate a stento,  poi si avviò verso l'edificio della Zucchott's Corporations. 
Non avendo mai visto una cresta in vita sua, Zuccotti pensava che non fosse così malaccia. Ahimé, non aveva fatto i conti con la società in cui viveva. 
Appena entrò nella sala conferenze, i bisbiglii dei colleghi furono i più disparati. Ci fu anche qualche risolino, attutito con la mano, per non mancar di rispetto al capo. Poi Zuccotti si sedette ed iniziarono la riunione.
Peccato però che suo padre volle fare un salto per vedere come andava la situazione. Appena vide l'eccentrica pettinatura del figlio, esclamò: "CaVlo AlbeVto! Cosa caspiteVina hai fatto alla tua supeVba capigliatuVa?" e lo trascinò nel suo ufficio, tra i latrati sguaiati dei dipendenti e lo sconcerto del segretario.
Il padre gli fece una lavata di capo, poi lo rispedì nella bottega di mastro Giovanni per risistemare alla bell'e meglio la chioma.
Il caso volle che passasse di lì un eccentrico stilista, che visto l'abbinamento cresta - cravatta, si fiondò sul malcapitato Zuccotti.
"Salve!" esclamò, facendolo sobbalzare, "Ho notato il suo splendido look."
"Lu...cosa?" chiese Zuccotti imbarazzato.
"Ma su, su, la smetta! Il suo look. Lei è perfetto come modello per la mia nuova collezione! Venga con me!" e lo condusse verso il suo atelier poco distante, il segretario che imprecava a gran voce.
Spintolo in un camerino, gli tese uno smoking fucsia a righe viola ed una camicia color carta da zucchero, poi gli fece delle foto.
Inutile a dirsi, il signor Zuccotti divenne famosissimo come modello internazionale di moda maschile sopra le righe, specialmente per il suo bagaglio lingue vastissimo.. Il suo segretario lo seguì ovunque, divenuto anche manager e capo-guardia del corpo - sebbene fosse gracilino ed un modello non ne avesse bisogno. Ma il povero Zuccotti senza di lui non riusciva nemmeno a mangiare.
Ed il padre?
Finché il figlio guadagnava era contento. Tanto, di pargoletti ne aveva altri tre!

Che ne dite? Un pò ironico... Tenterò di essere più presente.
Baciii!! <3

Ivy

mercoledì 24 ottobre 2012

Facebook

Salve Signori!
Entro velocemente perché sono superimpegnata: è stata creata la pagina Facebook del blog! (Come al solito, Grazie Chris! :D)

Cliccate su Fairy Tales Of A Crazy Girl:
vi aspettiamo! ;D
Vostra,
Ivy

giovedì 18 ottobre 2012

Intervista a Leopardi

'Sera gente!
Con all'aiuto di un fedele informatico (grazie per il tempo perso che mi dedichi Chris... :D) sto tentando di creare la pagina Facebook. Ma tale è la mia... ahem... gioia al pensiero del mio nome legato al popolare social network, che questi mi sta praticamente RIFIUTANDO. Pertanto, poiché sto smanettando su Internet, vi ripropongo un'intervista che ho scritto qualche anno fa... Buona lettura!


Era una giornata di sole, fredda ma allegra. Stavo andando a lavoro in redazione, quando mi passò davanti un gobbo triste e malconcio, il viso pallido, con una nuvoletta di Fantozzi sul capo. Il grande pessimista Giacomo Leopardi.
“Mi scusi…” dissi correndogli dietro. Lui si girò lentamente.
“Si? Ch’interrompe i miei pensieri sul tormento della vita mia?”
Rimasi incerta. Di certo era lui, ma non potevo andar li, da un mito dell’800, e fare un’intervista, semplice ma cosi…”MODERNA”.
“Salve!” cominciai… “Mi chiamo Silvia…”
“Oh, Silvia, rimembri ancora quel tempo…”
“Si, si” tagliai corto. “Mi scusi, ma non sono morta. Malgrado tutto, rimembro la sua poesia e vorrei intervistarla”.
“Oh, che tormento ch’è la vita! E sia, una nella mia dimora.”
“Ok, per me va bene!”
Inviai un sms in redazione: domani,uno scoop!
“Vuole un passaggio? Ho la minicar parcheggiata propria li.”
“Oh. Cosi infernali! Non sia mai!”
“ O…kay, allora andiamo a piedi!”
Non l’avessi mai detto! Il signor Leopardi abitava su una collina e, arrivati in cima, ero letteralmente STREMATA.
Lui, essendo un fantasma, entrò dal muro, lasciandomi sola.
Il palazzo era maestoso, di certo non recente, ma si reggeva in piedi. Era fatto di legno, stile “vecchio maniero”, con profonde crepe sul portone e pesanti tendoni alle finestre.
Evidentemente s’era scordato di me, cosi suonai.
Uno stridulìo acuto suono nella valle, assordandomi.
Ma il portone a aprì.
“E permesso?” chiesi, entrando titubante.
“Oh, Silvia, entra in questa dimora!”
L’arredamento interno non era da meno. Tutto d’ebano, sembrava più la casa di Amleto.
Mi sedetti in un divano color bordeaux indicatomi dal poeta.
“Allora, mi dica, signor Leopardi”, iniziai, accendendo il registratore. “Cosa provava veramente per Silvia? Amore?”
“Oh, si, ella era lieta come in bocciolo di rosa. Ma, natura ingannevole, me la potrò via.”
“Di chiuso morbo, combattuta e vinta, vero?”
“Giusto”.
“E, mi dica, è tanto tempo che lei… ecco… non è in vita. Com’era, come giovane ottocentesco? E quali sono le differenze con noi del 2010?”
“Ah, cara Silvia, un affetto mi preme, triste e sconsolato, a ripensar alla mia giovinezza. La mia speme ormai è da tempo spenta…Ma, direi, voi del terzo millennio siete ingenui, poiché ancor credete nella natura, e aspettate che renda quel che in tempi passati ha promesso. Voi non sudate più sulle carte, non passate il tempo vostro primo a studiare, pensate a divertirvi e all’amor terreno.”
“Cosa pensa della morte?”
“Oh, che suono soave questa parola! Mia cara, quando mostrasti da lontano la tomba ignuda capii il vero significato della vita. Tutti siamo destinati a morire, perché non farlo prima del previsto?”
“Non  capisco…”
“In sintesi: non si dovrebbe vivere se si è destinati a morire, o almeno, non se si è sfortunati come me!”
“Mi lasciate senza fiato…”
“Sta per morire?”
“Per carità!” dissi toccando il mio porta fortuna.
“In conclusione, vorrei chiederle: cosa consiglierebbe a noi giovani del 2010?”
“Ascoltate la voce del vostro core, in silenzio, in una stanza buia, solo così capirete voi stessi. Amate solo una persona, ma amatela col core di un amore platonico!”
“Grazie mille, messer Leopardi!”
“Non c’è di che, Silvia, e rimembra…”
“Si, si rimembro!” dissi scappando.
“Ah, mi scusi…” esclamai girandomi. Ma la casa, e con sé Leopardi, non c’erano più.

Che ne dite? Scrivevo bene anche un pò di tempo fa??? xD
Commentate!!!!
Bacioni!

venerdì 12 ottobre 2012

CAVOLO...

Signori, mi avete colto alla sprovvista.
Ieri ho scritto un post che - sinceramente - non mi convinceva nemmeno più di tanto, oggi tra un compito e l'altro faccio un salto per vedere qualche novità e...
CAVOLO! - mi son detta - Allora faccio scalpore!
Vi avevo promesso una festa, e l'avrete, perché grazie a voi il mio piccolo angolino di Internet ha ricevuto fino ad oggi ben



VISUALIZZAZIONI!!!



Grazie di cuore, davvero... E' sempre una gioia per me vedere che apprezzate il mio lavoro. E con questo vi esorto a continuare a leggere le mie pazzie, ed a commentarle senza esitazioni!!!
Thank you so much!!!

Sfida: FOTOGRAFIE

Guten Abend! Wie geht's?
Oggi sono super international... :D
Grazie per le quasi 990 visualizzazioni... Per la 1000 grande festa! 
La parola di oggi, gentilmente offerta dalla dolce Angela, è FOTOGRAFIE. 
Beginnen wir!

Quante cose succedono in un attimo? Un sacco. Ma l'obiettivo di una macchina fotografica può congelare un solo attimo ed una sola cosa per volta, e per questo la foto sarà irripetibile: per quanti scatti si rifaranno, per quante prove si sprecheranno, per quante foto si scaricheranno, quell'attimo sarà unico. Indescrivibile.
Nella mia carriera ho immortalato numerosi attimi, innumerevoli momenti di vite altrui, belli, brutti, sfocati, nitidi, in bianco e nero o a colori. Uno più sacro dell'altro: uno scatto può dire più di un miliardo di parole, e queste possono cambiare di persona in persona.
La mia foto preferita la scattai a marzo, sulla costa di Pantelleria: un bambino, seduto su uno scoglio al tramonto, stava piangendo, il visino paffutello nascosto tra le manine ed i calzoni sporchi di sabbia. Accanto a lui, una donna sulla quarantina, non molto bella ma dai lineamenti morbidi, inginocchiata davanti al pargoletto gli tendeva un pupazzotto bagnato, senza un occhio né la coda.
Una persona estranea potrebbe pensare che il bimbo stesse  piangendo poiché il peluche s'era bagnato, un'altra poiché era rimasto senza occhio, un'altra senza coda; nessuna magari riuscirebbe ad azzeccare la vera ragione di quel pianto disperato. O magari l'azzeccherebbero tutti quanti al primo colpo, chi lo sa. Una foto esprime emozioni diverse in base a chi la vede. Mi ci sono voluti solo pochi secondi per capirlo, anni per tentare di far capire ciò che voglio - o devo - esprimere.
Dietro ogni fotografia c'è una storia: di generazioni in generazioni, quegli stessi tratti somatici sono stati tramandati di padre in figlio; quello stesso paesaggio è stato ammirato e/o criticato da centinaia di persone diverse in epoche diverse e con mentalità diverse; quell'edificio, quella statua, quello stesso oggetto è stato fotografato, analizzato, osservato da tutte le angolazioni possibili, da occhi di tutti i colori esistenti in natura, è stato toccato da centinaia di mani diverse, curate, mangiucchiate, smaltate, screpolate, tagliate, callose, ruvide, lisce, morbide...
Talvolta - molto spesso in verità - mi capita di gettare lo sguardo su una foto degli anni '70. Tre ragazze, del tutto diverse tra loro, sono in posa davanti ad un aeroporto. Tre ragazze accomunate solo dalla nuova moda del momento: la Minigonna, adorata dalle ragazze (e dai ragazzi!) ed odiata dai genitori e dalle nonne un pò "all'antica". La novità del momento, la trasgressione più in voga degli anni '70. 
La rivoluzione a quei tempi era quella; adesso la minigonna rimane, ma cambiano i modelli, i tessuti, i colori, le lunghezze.
In questo modo le fotografie diventano storia, testimonianza culturale, identità di gente diversa da noi, eppure così uguale nella sua diversità.
Una foto può cambiare il destino di una o più persone: se una moglie gelosa immortala "per caso" il marito mentre sosta al bar con l'amante, il destino di quelle due persone è irreparabilmente deviato.
Ed una foto scandisce il tempo: scattando una foto ad una meridiana, il tempo si ferma per sempre alla tal ora in quel tal giorno in quel tal posto. Il mondo continua, il tempo scorre, la foto resta.
Poi un giorno un uomo ed una donna si svegliano e, sapendo che quello sarà il dì più bello della loro vita, chiedono ad un fotografo di immortalare ogni secondo di quel giorno meraviglioso, e di congelare per sempre il loro SI, per rivederlo più e più volte, fino a stancarsi, fino a che quelle due lettere, gridate, sussurrate, sollevate, liberate, diverranno parte di loro, dei loro figli, dei loro nipoti. A loro volta, parte della storia.
Una foto può essere nuova, fresca di stampa, con l'inchiostro ancora fresco ed i contorni ben definiti; ma la migliore secondo me è la fotografia ingiallita, corrosa dal tempo, indistinta, strappata, macchiata dal caffé della mattina della maturità, dalla lacrima del primo fidanzato, dai baci dell'ultimo, screpolata dalle mille mani che l'hanno toccata, consumata dai mille sguardi che l'hanno fissata fino a farsi male, tentando di farsi del bene.
Una fotografia può raccontare di cose e di persone che non ci sono più, può raccontare di morte e distruzione, come può mostrare la venuta al mondo di una nuova creatura.
Un altro scatto che mi ha sempre colpito è quello che mostra la casa dove sono cresciute mia nonna e dopo di lei mia madre. Quel posto ora non c'é più, buttato giù dalla modernità e dall'innovazione. Ma la Casa è dentro di me, ed è immobile nell'immagine che tengo in mano ogni giorno, per non dimenticare il mio passato, ma per ricordare che il mio futuro dipende anche dall'abbattimento di un simbolo "antico" come la casa delle mie origini.
Ed è bello vedere le foto di un tempo, e poter dire "lì tutto è iniziato" o "in quel momento tutto è finito"...
Certamente, il formato digitale non dona più molte di queste sensazioni, ed i rullini sono diventati cimeli della II guerra mondiale, ma in una fotografia può esserci comunque il Tutto, come può esserci il Niente. Sta a noi deciderlo. Ed al fotografo.

Cosa ne pensate? Un bel monologo...
Andando contro i miei sani principi, vi annuncio che aprirò una pagina Facebook per rendervi più comodo seguire il blog. Have fun! ;D
Ivy

sabato 6 ottobre 2012

SFIDA: ATP

'Sera gente!
Che fatica rimaner sveglie... Perdonatemi pertanto se mi sto facendo sentire di meno. Sono un Diesel al contrario: parto con turbo e arrivo... In retromarcia.
Spero mi perdoniate, e che questi miei racconti siano premi di consolazione sufficienti per ottenere venia...
Grazie mille: ho visto che abbiamo raggiunto ben + 940 VISUALIZZAZIONI!
Un record che non pensavo di raggiungere... Thanks!
La parola di oggi, passatemi il termine, è una... bastardata, ecco, sparata da un mio compagno di classe (ciao Chris) durante l'ora di scienze: ADENOSINTRIFOSFATO, o più semplicemente ATP.
Ma una sfida è una sfida, e io non mi tiro indietro.
[P.S: L'ATP è la definizione scientifica dell'energia delle cellule. Più o meno. Per chi fosse interessato:
Dall' Enciclopedia Treccani
Adenosintrifosfato
Composto chimico, corrispondente alla forma salificata dell’acido adenosin-5'-trifosforico, indicato con ATP . Contiene due legami ad alto contenuto energetico (~) fortemente reattivi e ha formula... Leggi tutto]

'Diamine!'
'Accidenti!'
'Ecchecavolo!'
Eva si affacciò timidamente alla porta. Poi fece un passetto verso l'interno. Poi un altro. Ed un altro ancora. L'uscio, tanto sicuro quanto noioso, s'allontanava lentamente alle sue spalle.  Arrivò dietro al dottor Teufel. Poi si avvicinò al suo orecchio e sussurrò: 'Professore?'
Egli balzò per aria, si risistemò gli occhiali, e si girò pomposamente verso la ragazzina.
'Cosa vuoi?' borbottò.
Lei si morse il labbro, si contorse una ciocca di capelli, e poi chiese in un bisbiglio: ''Professore, c'è qualcosa che posso fare per lei?'
'No!' tuonò l'uomo. Poi si passò una mano nei capelli già scompigliati e si chinò di nuovo sul suo esperimento.
Continuava a pensare che quella piccoletta fosse solo una seccatura, ma il buonsenso gli diceva di tenersela stretta: se avesse avuto bisogno di una cavia umana, lei si sarebbe proposta immediatamente come volontaria.
Stava lavorando su un progetto grandioso: ricreare la struttura di una cellula dentro una base di metallo. Così facendo avrebbe potuto creare motori delle automobili - e non solo -  funzionanti ad ATP anziché sprecare i vari combistibili. Ecologico e geniale. Se tutto andava bene.
I fondi europei erano pochi, e se li doveva far bastare. Così aveva ingaggiato la rompiscatole, sicuro che in caso di ristrettezze economiche ella avrebbe provveduto a chiedere i soldini al suo caro paparino miliardariuccio.
Ricreò l'Apparato di Golgi col silicone. Cosa decisamente difficile, perché il meccanismo era di per sé molto fragile. Poi si spostò su una seconda scrivania per ricontrollare il progetto. O almeno, quelli erano i suoi piani, perché...
'Professore, a cosa serve questo? E questo? Oddio, questo lo conosco, ma non mi viene il nome! Ce l'ho sulla punta della lingua...'
'Dammi qua!' disse il dottor Teufel, prendendole di mano il foglio, adesso irrimediabilmente macchiato di Nutella agli angoletti. Respira, si disse, respira, ricorda i soldi, ricorda il...
'E questo prof?' continuò lei, avviandosi verso il pannello di controllo e premendo un enorme pulsante rosso.
'Nooo!' agonizzò il dottore, coprendosi gli occhi. Il suo ultimo prototipo, il Razzo Succoso, partì a tutta velocità, sfrecciò per il corridoio. Il professore tentò di prenderlo, ma  scivolò su una vescicola caduta per terra, si rialzò, corse verso il razzo, che stava per raggiungere la Cellula Bionica...
... Quando finì il succo alla pesca, planando dolcemente sul progetto della cellula, sorretto dal paracadute d'emergenza. Il dottore tirò un sospiro di sollievo. Poi si girò verso Eva.
'Tu... Tu... Vammi a prendere del glucosio! Corri! E non ti far vedere per tre ore, come minimo!'
La ragazzina uscì di scena mestamente. Il professore sprofondò nella poltrona.
Mancavano solo poche ore, e sarebbe stato ricordato da tutti come il Professor Teufel, inventore del motore ad ATP...
Si rialzò pieno di adrenalina, corse al monitor e digitò i comandi, affinché le sequenze numeriche ed i calcoli chimici combaciassero alla perfezione.
Poi saltò sull'ascensore di vetro, costruito sul modello di quello della Fabbrica del Cioccolato, e salì al 40° piano, ovvero la gigantesca cella frigorifera contenente i composti chimici più preziosi, tra i quali spiccava il suo gel - simile a quello di Morgan ma più efficace.
Prese l'ADP [come l'ATP ma con una molecola di fosforo in meno, nde.] ed il glucosio e ritornò al laboratorio.
Voi lettori vi chiederete: ma non doveva prenderlo Eva? Ebbene, Eva era stata condotta nell'archivio generale, ove il prof. Teufel teneva le cose meno preziose, e che era grande quanto un appartamento. La piccoletta non sarebbe tornata facilmente.
'Ci siamo', si disse sfregandosi le mani. Iniettò 6 molecole di ossigeno, precedentemente ibernate grazie alle ultime innovazioni tecnologiche, ed una di glucosio.
I mitocondri avviarono la respirazione cellulare. Le proteine iniziarono ad essere smaltite, sballottate, distrutte e ricomposte, il vacuolo si contraeva invano, iniziando a provocare spasmi in tutta la cellula, dai pori cellulari venne fuori del fumo, il dottore andò in panico, provò a tapparli ma questi erano troppi, e la cellula stava per implodere, sovraccarica di energia...
BOOM!
Un'enorme esplosione fece rimbombare tutto il grattacielo. Tutti gli scienziati accorsero ad aiutare il professore più geniale ed allo stesso tempo pazzo che la scienza avesse mai visto in anni ed anni di vita. Il professore, dello stroma sul naso e ribosomi dovunque come se avesse la varicella, si rialzò a fatica, accorrendo a salvare il suo prototipo. Ma di quello nemmeno l'ombra.
Il dottore iniziò a ridere istericamente, prima piano, poi sempre più forte, ed a distruggere tutto, e pianse, e rise, e distrusse...

Smash!
Un librò arrivò dritto in testa a Tommaso, che si risvegliò di colpo. Il suo professore di biologia, il dottor Teufel, lo sovrastava con un ghigno malefico dipinto in volto, il libro incriminato ancora in mano.
'Fatti bei sogni, Tommaso?' chiese. 'Se vuoi continuare, ti ispiro io: sognati il tuo voto di biologia... Perché sarà sotto lo zero!' E detto ciò, continuò: 'Per formare l'ATP sono indispensabili il glucosio e...' 
E lì Tommaso se ne fregò altamente e si riaddormentò.

Che ne dite? Super breve, ma efficace!
Dedicato alla 5°C, che sogna invano buoni voti di biologia... Un bacione! ;D
Ivy

domenica 30 settembre 2012

Sfida: CACCIAVITE A CROCE

Salve gente!
Una mia pazza amica (Elena, che saluto) mi ha dato la parola di oggi... CACCIAVITE A CROCE. Giuro che non le ho dato io le sostanze stupefacenti che l'hanno indotta a consigliarmi codesta parola.
Ook, ma bando alle ciance, ciancio alle bande (come dice Bonolis) ed iniziamo questa nuova avventura!

Scandalo a Rickdohm: ucciso il sindaco. Iniziate le ricerche dell'assassino, la polizia brancola nel buio.

Mitchell buttò il quotidiano nel cestino, poi s'accese una sigaretta. Il monitor del suo portatile segnalò una nuova mail, che aprì in modo quasi febbrile. Nulla di nuovo, pensò.

Spense la fioca luce sulla scrivania, prese il cappotto dall' appendiabiti ed uscì. Il vento sferzò il viso ricoperto di cicatrici, le mani rugose, le scarpe logore.
Da cinque giorni tentava invano di trovare una soluzione al crimine del secolo. Il sindaco Rutherford era stato barbaramente trucidato, e dell'assassino non c'era alcuna traccia. Non un'impronta, non un segno d'effrazione. Si suppone sia stato un uomo molto robusto, vista la profondità delle ferite.
Unico indizio, l'arma del delitto, lasciata infilzata nel torace: un cacciavite a croce.
Ciò faceva supporre che l'assassino fosse stato uno dei meccanici del paese, ma questi avevano un alibi di ferro: il raduno delle auto d'epoca a Dorningham Street, proprio dove doveva andare il sindaco prima di essere ucciso, e proprio dove il direttore della polizia in persona l'ha sostituito.
Mitchell aspirò una boccata, poi s'incamminò verso il pub di sua sorella. Quel direttore non gli era mai piaciuto. Era così altezzoso, legato ai soldi ed al potere... L'opposto dell'ispettore Mitchell Bones, sempre leale alla divisa e che sperperava i suoi soldi tra pub e regali a sua moglie Clara.
Arrivato a destinazione, non si stupì quando vide la sua consorte dietro al bancone con la cognata Kate. Clara non era mai stata un tipo tranquillo, e nemmeno al sesto mese di gravidanza si sarebbe fermata.
- Vuole una birra, forestiero? - chiese con un sorriso radioso.
- Magari... Giornata stressante. - rispose lui, massaggiandosi le tempie.
La moglie uscì dal bancone e cinse le spalle del marito. - Ancora quell'assassinio? -
- Si. Non ne riesco a venire a capo... Io sono certo che mi sta sfuggendo qualcosa. Ma diamine, chi non ha a casa un'oggetto come un cacciavite a croce??? Al massimo non lo avranno a croce ma a taglio... -
- Sssh, tranquillo. Ci ripenserai domani. - lo interruppe lei. Ma Mitchell non era un tipo che mollava facilmente.
- Potrebbe essere stato chiunque. Voglio dire, un cacciavite! Magari era proprio della vittima... -
- Basta! - tuonò la sorella Sarah, avvicinandosi con un boccale di birra in mano. - Se devi venire qui a pensare al lavoro, vattene! -
In quel frangente fece la sua apparizione il collega di Mitchell, Jones.
- Ehilà Mitch - lo salutò questi. Poi si rivolse alla sorella: - Sarah, me la faresti una birrettina? -
- Subito! - esclamò lei.
Jones si sedette su uno sgabello, mentre Clara ritornò dietro al bancone. Mitchell bevve una sorsata, poi si girò con aria stanca verso il collega.
- Ti prego, dimmi che ci sono novità... -
- Si - rispose l'altro bevendo a sua volta. - Ti ricordi Tess Loners, la bomba sexy delle Spicy Sox? -
- La cheerleader? -
- Esatto. Bhe, è diventata l'aiutante di Usher, il meccanico di Boston. Ed il giorno del delitto Usher disse che era malata... -
Mitchell si alzò di scatto, una scarica di adrenalina nelle vene. - Allora che aspettiamo? Andiamo ad interrogarla! -
- Non così in fretta - replicò Jones svuotando il boccale. Lo posò sul bancone con un tintinnìo, poi si asciugò la schiuma con la manica dell'impermeabile. - Il direttore Johnson ha detto che non potremo interrogarla prima di domattina. Dovremo aspettare bello.-
Mitchell lanciò un calcio al suo sgabello, guadagnandosi uno sguardo furente dalla sorella.
- Perché quello stronzo si mette sempre in mezzo? -
- Calmati, Mitch... - tentò invano di calmarlo il collega.
- Calmo un corno! - esclamò lui, uscendo dal locale sbattendo la porta. Sarah chiese scusa ai clienti, esterrefatti per l'accaduto. Clara andò a consolarlo.
- Su, su... - gli disse, massaggiandogli le spalle. - Domani la interrogherai. -
- Io sento puzza di bruciato - replicò lui - Quel tipo non me la racconta giusta. Vedremo chi deve proteggere impedendoci di interrogare Tess. - E così dicendo, rientrò nel locale.

L'indomani, Mitchell e Jones si presentarono alla porta di Tess Loners, una villetta in stile italiano. I due agenti si chiesero come faceva una venticinquenne aiutomeccanico a permettersi un luogo del genere. Cosa decisamente sospetta.
Bussarono, suonarono, ma di Tess nemmeno l'ombra.
Così, arrabbiati neri, fecero per andarsene, quando Jones indicò a Mitchell qualcosa. O meglio, qualcuno. 
Una giovane brunetta stava scendendo da una limousine, tacchi vertiginosi in mano, piastra lievemente disfatta, trucco sbavato, vestitino stropicciato. Chiuse la portiera e si avviò verso casa zoppicando.
Quando vide i poliziotti, indugiò sulla soglia; non appena Mitchell fece un passo verso di lei, essa scappò via, dando vita ad un inseguimento degno di CSI. Ma Mitchell e Jones non erano Starsky ed Hutch, e così la ragazza riuscì a fuggire.
- Tutta... Colpa... Del... Fumo... - disse Jones col fiatone.
Mitchell, persona da poche parole, si limitò ad imprecare, le mani sulle ginocchia.

Passarono due giorni, e di Tess Loners nemmeno l'ombra. Fiotti di pattuglie setacciavano tutta la città in cerca della ragazza scomparsa: unico indizio finora trovato, una lettera di minacce, senza impronte né DNA, nel cassetto dell'immondizia di fronte alla villetta.
Mitchell s'era già scoraggiato la mattina in cui arrivò una telefonata: una Tess spaventata e rauca chiedeva aiuto. Diceva che credeva di essere al vecchio porto, e che una persona molto influente la stava ricattando, e per di più uno dei suoi scagnozzi era lì a terra, ucciso dalla sua stessa pistola dopo che aveva tentato di costringere la ragazza a giocare alla roulette russa.
Ammetteva di aver ucciso il sindaco Rutherford, con cui aveva una storia, e mormorava che per lei era troppo tardi ormai. Un urlo agghiacciante, uno sparo, un tonfo. Cadde la linea.

Mitchell e Jones accorsero immediatamente sul luogo da cui proveniva la chiamata. 
La pozza di sangue usciva dalla fenditura della porta del vecchio capanno dei pescatori, ed il suo odore acre e putrido si mescolava al fetore del pesce in decomposizione, rendendo l'aria irrespirabile.
Mitchell s'avventurò nell'angusto capanno, scavalcando il corpo inerme del presunto rapinatore. Più  avanti, due corpi: una era Tess, in mano una gamba di una sedia ed un foglio; l'altro era il direttore Johnson.
Sulla lettera, solo poche parole:
La carogna è morta. Rutherford è stato vendicato.
Sotto, un cacciavite a croce.

Allora, me la cavo anche coi gialli? See you soon!
Ivy