. . . All you life, you were only waiting for this moment to be Free . . . * Nulla enim culpa est in somnis.

sabato 2 novembre 2013

Sorriso Del Giorno

Occhietti mi fissarono. La testolina sferica, con pochi capelli biondi, era piegata di lato. Il nasino a patatina dalle narici dilatate passò in secondo piano quando poggiai lo sguardo sulla boccuccia di rosa, coi dentini bianchi e allineati messi in evidenza dal sorriso giocoso. Ai lati due fossettine scavate nelle guance di pesca. 
Le piccole orecchie sembravano quasi di peluches, veniva voglia di allungare la mano e accarezzarle. Le lunghe ciglia sbattevano veloci, sipari sopra due pozzi grigi venati di verde. 
Le sue manine si tesero verso l'ignoto, inarcò lievemente il busto in avanti rischiando di cadere dal seggiolino, con i piedini scalciò l'aria. Una donna accorse e gli strinse le cinghie. Il bimbo mugolò, ma poi rivolse di nuovo lo sguardo verso di me. La sua risatina si diffuse in tutto l'abitacolo: ricordava molto il suono dei popcorn quando scoppiettano nel microonde, mischiato ad un'allegra arietta di Bach. 
Il bimbo continuò ad agitarsi, tentando in tutti i modi di liberarsi dalla cintura color rame, tendendo gli arti sottili allo spasmo, il riso che sfumava in rughette corrucciate mentre le sopracciglia chiare s'univano in una smorfia irritata. Alla fine smise di sorridere e iniziò a lamentarsi: prima chiuse la bocca, emettendo solo qualche gorgheggio. Seguì un basso ringhio, che infine sfociò nell'ineluttabile. 
Il piccolo grintoso spalancò la bocca, sgranò le perle grigie ormai tumultuose, preparò goccioloni sulle punte delle ciglia, ed esalò un rantolo, seguito da un portentoso urlo degno di Munch. 
Come piccole cascate, lacrime salate caddero non appena strizzò gli occhioni tristi. Lo ammetto, mi venne da ridere: era diventato come un piccolo peperone, tutto rosso ma striato di biondo, coi pugni in aria in segno di protesta.
La donna lo prese in braccio, liberandolo dal passeggino. Divenne un angioletto biondo, di nuovo sorridente, le nuvole che gli offuscavano la serenità dissipate dall'abbraccio amorevole.
Non resistetti più. - Mi scusi - chiesi alla donna, - posso? -
Lei mi guardò, dapprima con diffidenza, poi con rassegnata complicità. - Prego. Fai il bravo Leo. -
M'alzai a fatica, il pancione tra me e la signora. Avvicinai la manina al piccolo Leo, che mi strinse il dito e rise. Sperai che il mio piccolino nascesse come quel bimbo: sano, bello, felice.
Leo si chinò sul mio cuscinone addominale, e ci pose dolcemente il nasino; mi vennero le lacrime agli occhi. Che bambolotto.
- Leo, è la nostra fermata - gli disse la madre con una carezza sulla testolina. Mi sorrise, poi ripose il figlioletto nel passeggino e lo assicurò con le cinture da lui tanto odiate. Un signore l'aiutò a scenderlo dall'autobus. Nel frattempo, Leo mi faceva ciao ciao con la manina.
Quando le porte si chiusero e l'autista ripartì, poggiai la testa allo schienale e chiusi gli occhi.
Un sorriso può davvero migliorare la giornata.

Un grosso sorriso anche da parte mia.
Buon Novembre cari lettori.
Ivy