. . . All you life, you were only waiting for this moment to be Free . . . * Nulla enim culpa est in somnis.

martedì 10 settembre 2013

Giulietta se può impiccà!

Buondì cari lettori e care lettrici, come state? Perdonatemi l'assenza, ma dovevo recuperare i compiti :P Domani si ricomincia!
Allora eccovi un'avventura nella bella Verona... Sognate, sognate...

Giulia si fermò davanti a quell'insegna. Da anni sognava quel viaggio, e proprio quando era arrivata a destinazione era un po' delusa. Fosse stata lei il sindaco di Verona avrebbe tappezzato la città di insegne, indicazioni, fotografie di Shakespeare e della sua creatura. Invece lei aveva dovuto chiedere indicazioni, una volta scesa dal bus. Ma forse era solo colpa del suo orientamento.
Un respiro profondo. Le parole scavate nella pietra si scolpirono nella sua mente ancor prima di leggerle.
Queste furono le case dei Capuleti donde uscì la Giulietta per cui tanto piansero i cuori \gentili e i poeti cantarono.
Che dire? Pura poesia. Si lasciò alle spalle il negozio roseo e infiocchettato con la scritta 'Shakespeare' sulla tenda ed entrò nell'arcata di pietre.
Ai lati, tanti giovani innamorati avevano lasciato le loro scritte su due grandi pannelli un tempo bianchi. I più furbi, per guadagnare spazio, avevano aggiunto cerotti e pezzi di carta sopra alle scritte altrui. Dopo aver fotografato le più belle, Giulia proseguì.
Di fronte a lei, sulla sinistra, un centinaio di turisti bloccavano l'ingresso al negozio di souvenir. Più avanti una parete colma di lucchetti fucsia e oro faceva sembrare il Cuore di Verona  Ponte Milvio. Accanto, la statua di bronzo raffigurante la sua bella eroina risaltava grazie al seno consumato dalle mille e più mani giornaliere, fino a dorarne la superficie. Dopo aver fatto la foto di rito - combattendo contro una coppia di thailandesi e una famiglia di indiani -, finalmente alzò lo sguardo, lentamente, assaporando il momento... E lo vide.
Il Balcone più romantico della storia. Scattò due o tre foto, poi corse alla cassa ed entrò nell'elegante palazzo medievale.
S'incantò davanti agli affreschi relativi ai due amanti fino a rischiare di sbriciolarli con gli occhi. Tese le mani per toccare le ceramiche veronesi, bloccandosi a pochi centimetri; chiuse gli occhi e s'immaginò immersa tra le pieghe del vestito di velluto, distesa su di un largo tappeto davanti al camino...
- Amò, ma quanto ce stai in sto posto? E' umido mannaggia a te, mi fanno male i polpacci! -
Giulia alzò gli occhi al cielo. Perché aveva accettato che suo marito Romano venisse con lei?
Perché subito dopo ci sarebbe stata la partita Hellas Verona - Milan. E perché era la prima e l'ultima occasione per venire nella città degli sfortunati amanti.
- Taci burino, o te ce mollo e addio partita! -
L'uomo si zittì.
Giulia girò ancora per un'oretta. Si fece scattare dal marito una foto sul Balcone, e da un turista una foto sul Balcone col marito - che, ovviamente, aveva una faccia così annoiata che la donna di Caltanissetta chiese se piangeva per commozione o tristezza.
Prima d'uscire, si fermò davanti alla cassetta delle lettere del Club di Giulietta. La sua nipotina c'era stata qualche anno prima, e il Club aveva risposto alla sua letterina via e-mail. Perché non puoi farlo anche tu?, si disse. E scrisse dei problemi col marito, dell'amore per la tragedia shakespeariana, dell'idea di mollare tutto e trasferirsi a Verona come la sua quasi-omonima. La rilesse, pianse e la imbucò.
Uscì dal palazzo, concedendosi una sosta al negozietto Romeo <3 Giulietta - dove, stranamente, il marito le regalò una tazza e un portachiavi con un cuore a metà. La restante metà la tenne lui. Ovviamente si lamentò del prezzo. - Che se potesse impiccà Giulietta e quell'altro piagnone del suo marito, che nun sa manco tenerse bbona la vita e me fa spendere milioni pe fa contenta mi moglie! -
Dopo aver scritto il loro nome su un lucchetto, che attaccarono su un pozzo in miniatura dietro la statua, s'incamminarono verso Piazza delle Erbe. Romano si comprò un panino degno di Homer Simpson, lei una pizzetta morbida e calda. Fecero un giro per le bancarelle sotto i portici, promosse da un'associazione chiamata (guarda che caso) Club di Giulietta. Romano si comprò l'orologio di vetro dipinto con lo stemma del Milan, guadagnandosi un'occhiata in cagnesco da parte del venditore.
Camminarono tra i negozi di lusso. Giulia si fermò parecchie volte, tanto che Romano, appena vide che l'anello con brillante che le piaceva costava più di 60mila euro, la prese per un braccio e la trascinò via di peso. Infine, dopo che Giulia aveva sbavato tutte le vetrine di Louis Vuitton, sbucarono nella piazza dell'Arena. Foto, foto, foto, e via. 
Giulia si fermò sulla scalinata di quello che sembrava un museo a piagnucolare. Davanti a lei, addetti alla sicurezza trasportavano delicatamente cupole di vetro e statue gigantesche nell'Arena, pronte per la tragedia "Romeo e Giulietta" recitata qualche sera dopo. E lei non poteva andarci! Romano tentò di tirarla su d'umore facendole la foto davanti alla scenografia, alla fine però sbottò: - Nun c'ha fazz cchiù, me ne vado! Se vuoi venire vieni, ma senza sta' a piagne!
E lei lo seguì docilmente, chiedendo addirittura a un edicolante quale fosse l'autobus che portava al Campo.
Salirono sul 13. Ragazzetti con la maglia dell'Hellas andavano e venivano... Grazie al cielo Giulia aveva convinto Romano a non mettersi la maglia rossonera prima di entrare allo Stadio.
Mezz'ora dopo non erano ancora arrivati. Eppure Google Maps diceva che Stadio e Arena erano pressoché attaccate! Giulia attraversò l'autobus ormai vuoto fino al conducente. - Mi scusi, ma questo autobus ha capolinea al Campo? -
- Dove l'è salita signora? - chiese l'autista.
- All'Arena. -
- Eeh signorina, l'ha sbaglià el bus. L'era quello che andava nella direzione opposta. Questo ha capolinea ora, e riparte tra dieci-dodese minuti. Mezz'ora e saremo arrivati. -
Più di un'ora di autobus dopo, giunsero a Piazzale Olimpia, Romano che imprecava poiché sarebbe entrato in ritardo. Lei, invece, avrebbe preso il treno per Roma subito. 
Si salutarono. Giulia si raccomando che non mettesse ancora la maglia, i tifosi sono pericolosi, bisbigliava. Poteva benissimo metterla all'interno. Dunque s'avviò lontano da quel posto.
Nei pressi dello Stadio vide una graziosa gelateria. Massì, un gelato me lo magno, si disse. Prese un cono fragola e limone ed uscì. Sfiga volle che, nemmeno due passi, le cadde di mano su un motorino poco distante.
- Le mortacci sua! Se me vede il proprietario me fa nera! - Tirò fuori un fazzolettino e pulì alla bell'è meglio il sellino di pelle. Poi tornò indietro alla gelateria. 
- Mi scusi, mi sento una bambina, ma m'è caduto! Me ne farebbe un altro uguale? -
Tentò di pagarlo, ma la donnina non volle. 
S'incamminò senza una meta, leccando il suo gelato soddisfatta. Quasi si strozzò quando passò accanto al motorino incriminato, dove un signore sulla cinquantina, panza de fuori e sciarpa dell'Hellas legata sulla fronte pelata, stava buttando giù i santi del Paradiso e proclamando vendetta. Proseguì col gelato nascosto dietro la schiena.
Stava finalmente rilassandosi, quando... Buoi. No, tori. O peggio, gnu inferociti. Le venne in mente la scena de Il Re Leone, quando Simba si vede arrivare addosso tutti quegli animali impazziti. Ma quelli non erano animali. Erano peggio degli animali. Erano tifosi. 
Rimase immobile, col suo cono nella mano appiccicaticcia a causa della fragola che lentamente si scioglieva. Gli uomini le passavano accanto, qualcuno la spintonava per sbaglio, il petto nudo e l'alito alla birra. Correvano ridendo, come se fosse una cosa normale.
Si dissiparono come nebbia. Ricominciò a camminare, mezza scioccata, ma giunse un'altra orda inferocita. Stavolta si spostò di lato. Basta gente, basta!
Uno di loro si staccò dal gruppo e andò in suo soccorso. Sarebbe stato un bell'uomo, se non puzzasse d'alcol da morire.
- Scignorina, coscia ci fa lei qui, con tutti quescti nerboruti che quasci la travolgono, eh? -
- Mi scusi, ma cosa è successo? -
L'uomo si fece una grassa risata, tossì e replicò: - Scchappiamo dalla poliscia, scignorina. E' coscì divertente! Loro coi manganelli e noi con le nosctre pansce tatuate di blu e giallo! -
In quel mentre un bicchiere di birra gli cadde sulla zucca. Si girò confuso, e vide Romano ad un palmo dal naso.
- Giù le mani da mi moglie, ubriacone, o te spezzo le ossa tanto che tu moglie ti dovrà ricomporre con l'Allegro Chirurgo, ce semo capiti? - Gli mollò un pugno sul naso. L'uomo rispose con un traballante calcio. Se le diedero di santa ragione, la folla che incitava il tifoso, Giulia che piagnucolava, le mani sugli occhi per non vedere. Quando arrivò la polizia però si fermarono, correndo uno in una direzione e l'altro nell'altra. 
Il gelato era di nuovo a terra, ma lo stomaco le si era chiuso. Chiese all'agente dove fosse la fermata per la stazione.
- Non so se passa signora, ma è quella lì. - Indicò una banchina qualche metro più avanti. Lei ringraziò e s'avviò caracollando.
Si sedette su un masso. Che giornata. Sognava qualche minuto di tranquillità come un assetato nel deserto. Tirò fuori la sua vecchia copia di Romeo e Giulietta e iniziò a leggere per calmarsi.
Dieci minuti dopo giunsero cinque ragazze, quattro vestite normalmente, la quinta con un reggiseno di noci di cocco, una panciera color carne e degli occhiali extralarge da clown fucsia. Tre reggevano un cesto. La quarta, che reggeva un cartello di cartone, chiese: - Signora, vuole i biscotti della Sposa? Offerta libera, minimo un euro! -
Un addio al nubilato. Il suo era stato tanti anni fa che nemmeno se lo ricordava. Forse una cena con le amiche.
- Ma si, certo! - Prese il borsellino, tese due euro, e si bloccò. La forma dei biscotti... Beh, era inconfondibile.
- Signora, lei ha fatto la faccia più strana di tutte! Gliene regaliamo un terzo! - e le misero in mano tre biscotti.
Beh, che dire... Tra due caschi di banane, nel cesto, c'erano tanti piccoli organi maschili a forma di biscotto.
Giulia, che solitamente non toccava certe cose, era bordeaux. 
- Signora, le assicuro che sono buoni! Io ne sto facendo scorta, altrimenti dopo, con la fede al dito, mi sembrerebbe di tradire mio marito...! - Salutarono e se ne andarono.
Ma che idee strampalate, pensò. 
Per consolarsi - e perché, diamine, c'aveva na fame! - ne addentò uno. Mica male però. Un signore che passava di lì la guardò sconcertato. All'inizio Giulia non collegò, poi arrossì violentemente, incartando il rimanente e ficcandolo in borsa. Nascose il viso dietro al libro.
Sentì le formazioni, i 'buu' e le incitazioni, il fischio d'inizio. Dell'autobus nemmeno l'ombra.
S'alzò e andò alla banchina. Il signore di prima sostava appoggiato al vetro, facendo finta di non vederla. Quindi chiese ad un uomo di carnagione scura.
- Mi scusi, passa l'autobus? -
- Numero 13 - rispose l'uomo.
- Si, ma arriva? - 
- Alle cinque e minuti trentacinque. -
- Nel senso, giunge fino a qui? - Si stava spazientando.
- Aspetto pure io. - 
- Grazie, arrivederci! - rispose tornando verso il masso. Sentì l'uomo rispondere: - Forse ritardo. -
Al diavolo, pensò.
Tentò di chiamare Romano, ma non rispose. Le inviò un sms: - Nun c'è campo, stà bbona e tornatene a casa! - 
Non c'è campo al campo. Che cavolata. Al diavolo pure tu.
Finalmente, con un'ora e quaranta di ritardo, arrivò il 13. Alla stazione corse verso i bagni. Che schifezza, si doveva pagare 0,80 € per fare pipì! Si mise d'accordo con una suora, e con la stessa somma entrarono di corsa insieme. Peccato che dopo aver fatto i loro comodi, tentando di uscire, non si aprirono le porte fino a che non giunsero due carabinieri ad aprire manualmente. E fecero loro una multa di 25 € ciascuno.
Basta Verona!, si disse Giulia. Il suo sogno si stava trasformando in un incubo. In quel momento amava Roma come non mai. Fece appena in tempo a prendere il treno, si buttò su un sedile e s'addormentò fino a che non arrivò a casa. Chiamò un taxi - che le rubò altri 50 € - e, giunta a casa, dopo una doccia ristoratrice, s'addormentò di nuovo.
Il mattino dopo la svegliarono delle urla inferocite. In un primo momento pensò di essere ancora nel suo incubo, coi tifosi che la travolgevano, poi capì che i tifosi in confronto erano persone tranquille.
Romano aveva trovato i biscotti.

Che ne pensate? Commentate, e... Fatemi un grosso in bocca al lupo! ;D
Ivy

3 commenti:

  1. ahahahahah!!!! Che fantasia! Sei, come al solito, splendida!

    RispondiElimina
  2. La prossima vacanza voglio trascorrerla con te! Sempre più brava!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie mille! Anche io vorrei trascorrerla... Al più presto! Domani inizia la scuola e già mi manca la libertà ;D

      Elimina

Finalmente hai deciso di commentare! Sarò felice di risponderti al più presto.