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lunedì 21 ottobre 2013

Sabato

Stanotte non sognai.
E' strano, solitamente qualcosa sogno. Eppure stanotte tutto tacque. Solo buio. Veloce veloce veloce, e poi giunse il mattino.
E sognai, mi svegliai e sognai.
Sognai che fosse sabato.
Mi pregustai già la giornata. Anziché spegnere la sveglia, ne abbassai il volume, canticchiando la canzone che m'avrebbe accompagnato tutto il dì.
Mi stiracchiai nel letto, e dormii altri due minuti, perché tanto m'alzo quando voglio io. Ma entro l'orario dell'autobus.
Andai in bagno stiracchiandomi. M'accecai con la luce per una ventina di secondi. Mi sciacquai il viso con l'acqua ghiacciata. Feci qualche smorfia allo specchio, tipo stretching quotidiano per mantenere il sorriso.
Dunque caracollai verso la mia stanza. Scelsi con cura i vestiti, per poi decidere che per la scuola non ne vale la pena, e optare per il solito abbinamento maglioncino/pantalone/T-shirt/sneaker. Rifeci il letto, buttando il pigiama ad caxxum sotto il cuscino (se stai leggendo, scusa mamma <3) e i quattro cuscini e quattro pupazzi in ordine maniacale.
Provai ad acconciare i capelli in trecce elaborate. Non ci riuscii. 
Provai a truccarmi in modo carino. Non ci riuscii.
Non capii il perché. Diamine, il sabato tutto è bello, tutto è limpido, perché non funziona nulla stamane, mi chiesi.
Finii per truccarmi come sempre.
Finii per acconciarmi come sempre.
Infine, scelsi i gioielli. Semplici, pure quelli; non vale la pena di mettere fiori tra le foglie secche.
Gettai uno sguardo all'orologio. In perfetto orario; dieci minuti per fare colazione, cinque per uscire e aspettare l'autobus. 
Ah, che meraviglia, l'autobus la mattina! Silenzioso, scorre nel buio del giorno non ancora ufficialmente iniziato, ed è ancor più bello se si mette un sottofondo musicale per allietare i dolci pensieri...
Insomma, mi trascinai in cucina per prepararmi un caffè doppio, quando... Sentii un rumore. Una sveglia. Dalla camera padronale. Ma che giorno è? L'han dimenticata?
No. Che giorno è. Non è sabato.
Terrore scese lungo schiena. Tristezza piombò su cervello. 
Capii come mai non avevo la mia gioia sabatina.
Era lunedì.

"Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia
recheran l'ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier farà ritorno."
 (Giacomo Leopardi, Il Sabato Del Villaggio)


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